Personalmente, mettetemi davanti a un volante e posso guidare senza mai fermarmi anche per 24h. Poi però le altre persone che viaggiano con me iniziano sempre a tirar fuori scuse del tipo “io devo andare in bagno”, “facciamo una pausa per sgranchirci le gambe”, “se non posso fumare in macchina fammi fare almeno una sosta” o simili. Scherzi a parte, se non si è abituati o semplicemente si trova stancante fare viaggi lunghi in un’unica tirata, spezzare con una sosta in qualche posto lungo il tragitto trovo che sia l’ideale, così da prendere due piccioni con una fava: si fa una sosta e allo stesso tempo si vede un posto che magari risulterebbe distante da raggiungere per farci un weekend. Se per esempio state andando nel Sud Italia, una sosta a Orvieto potrebbe risultare una chicca interessante.
STORIA
Orvieto è un piccolo comune italiano della provincia di Terni in Umbria. La città, che domina la valle del fiume Paglia, sorge su una rupe di tufo alta circa 300m sul livello del mare, una media tra i 280m di Piazza Cahen e i 325m dove sorge la chiesa di San Francesco. Le origini di Orvieto risalgono alla civiltà etrusca, con i primi insediamenti del IX secolo a.C. che si localizzarono all’interno delle grotte tufacee ricavate nel massiccio su cui sorge attualmente la città. Le testimonianze archeologiche attestano che la città raggiunse il suo massimo splendore economico e artistico tra il VI e il IV secolo a.C. per poi passare, dal 263 a.C., sotto il controllo dei Romani che lasciarono istituzioni, riti e lingua degli etruschi, ribattezzandola Urbs Vetus (“citta vecchia”), da cui il nome attuale di Orvieto. Dopo la caduta dell’Impero Romano fu conquistata prima dai Goti, poi dai Bizantini e poi dai Longobardi del Ducato di Spoleto. Intorno all’anno Mille conobbe un nuovo sviluppo urbanistico, economico e sociale e ben presto si costituì in libero Comune con un governo che, nel 1157, Papa Adriano VI riconobbe e legittimò ufficialmente. Nel XII secolo, dopo la vittoria nelle battaglie contro Siena, Viterbo, Perugia e Todi e con l’alleanza di Firenze, estese i propri confini e dominò un territorio che comprendeva vaste zone delle attuali regioni Toscana e Lazio. La potenza e la ricchezza di Orvieto medievale si espressero al massimo grado nel XIII e XIV secolo, come testimoniano gli splendidi edifici ancora oggi orgoglio della città. Dopo un periodo di lotte civili e religiose tra le famiglie patrizie, nel 1354 il cardinale Albornoz riaffermò il controllo della Chiesa sul territorio e cominciò i lavori di costruzione della Fortezza Albornoz. La città divenne così un vero e proprio rifugio dei papi dopo l’invasione di Roma da parte dei Lanzichenecchi. Nel 1449 entrò definitivamente a far parte dello Stato della Chiesa e chiara testimonianza di questo sono ancora oggi le statue di Bonifacio VIII presso le Porte cittadine Maggiore e Soliana e la costruzione dei due famosissimi pozzi, della Cava e di San Patrizio, commissionati nel 1527 da papa Clemente VII per assicurare l’approvvigionamento idrico della rocca in caso di assedio. Si dovrà aspettare il 1860 per un cambio di “governo” sulla città, annessa al nascente del Regno d’Italia.
INFO UTILI
Parcheggi
A seconda del mezzo con cui state viaggiando ci sono diverse opzioni. Se arrivate in camper potrete sostare nell’area sosta Battistelli a due passi dalla funicolare. Invece, se arrivate in macchina o moto vi consiglio di lasciarla nel parcheggio gratuito della funicolare, lo stesso anche della stazione. Ovviamente, per chi volesse si può guidare fin dentro la città e lasciarla in uno dei parcheggi a pagamento (coperti e non) ma dovrete fare attenzione a non entrare nella ZTL.
Funicolare
Le stazioni della funicolare si trovano ad Orvieto Scalo nella piazza Matteotti, la stessa della stazione ferroviaria e a Orvieto centro in piazza Cahen. Con la funicolare si arriva, dallo Scalo al centro di Orvieto in pochi minuti, esattamente a Piazza Cahen dove all’uscita si trova anche uno sportello informazioni turistiche. Davanti all’uscita della funicolare in cima, partono i bus di linea e i minibus elettrici interni che fermano nelle principali piazze e vie della città. La funicolare effettua corse ogni 10 minuti (15′ nei festivi), nei giorni feriali è aperta dalle 7:15 alle 20:30 mentre nei giorni festivi è aperta dalle 8:00 alle 20:30. Il costo del biglietto della funicolare è di 1,30€ a persona (ridotto per gruppi e gratuito per bambini al di sotto dei 6 anni). Un biglietto ha una validità di 90′ garantendo così più corse e anche l’accesso a bus e minibus. I cani possono accedervi previa acquisto del biglietto ed esclusivamente se tenuti al guinzaglio e muniti di museruola.
Bus
Appena fuori la stazione ferroviaria di Orvieto si trova l’area taxi ed il punto informazioni per gli autobus urbani locali gestiti dall’azienda locale. Potete consultare questo pdf per conoscere le corse e gli orari dei bus urbani locali ad Orvieto e le informazioni aggiornate sui collegamenti extraurbani con altre località e città umbre.
TOUR
Si parte ovviamente dalla stazione di arrivo della funicolare e comodamente a piedi iniziamo il tour della città di Orvieto.
Funicolare – La funicolare è un sistema di risalita al centro storico utilizzato ad Orvieto da molto tempo, infatti prima dell’attuale funicolare con sistema meccanico-elettrico, ne esisteva un’altra che aveva un ingegnoso funzionamento idraulico con un meccanismo di risalita spinto dal contrappeso dell’acqua. Un modello restaurato dell’ originale funicolare ad acqua è oggi visibile presso piazza della Pace a Orvieto scalo, al di sotto della stazione ferroviaria.
Pozzo di San Patrizio – Il Pozzo di San Patrizio, capolavoro dell’ingegneria del Rinascimento, fu fatto scavare da Papa Clemente VII, rifugiatosi ad Orvieto dopo “il Sacco di Roma” ad opera dalle truppe imperiali e dai Lanzichenecchi, per rifornire di acqua la città in caso di assedio. L’incarico fu affidato ad Antonio da Sangallo il Giovane nel 1527. Per la costruzione del Pozzo di San Patrizio Papa Clemente VI incaricò Benvenuto Cellini di coniare una medaglia con la scritta “Ut bibita popolus” (“affinché il popolo beva”), dove è rappresentato Mosè che colpisce con la verga una roccia da cui sgorga l’acqua davanti al popolo ebreo in fuga, mentre uno di essi ne attinge con una conchiglia. Gli esemplari della moneta sono conservati ai Musei Vaticani di Roma e al British Museum. L’opera fu completata nel 1537 sotto il papato di Paolo III Farnese. Il pozzo inizialmente chiamato “della Rocca” in quanto prossimo alla Rocca Albornoz, fu poi ribattezzato Pozzo di San Patrizio poiché per la sua profondità fu accostato alla grotta di un lago irlandese in cui il santo si recava per pregare. La leggenda narrava che questa cavità fosse cosi profonda da essere la porta di accesso del Purgatorio. Il pozzo ha un’importante profondità (54m) ed è composto da una struttura a doppia scala a spirale di 248 gradini, 13m di diametro ed è illuminato da 72 finestroni. Questa geniale struttura creata dal Sangallo consentiva agli animali da soma di scendere e risalire per prendere l’acqua senza mai incontrarsi. Scendendo giù per il pozzo, in prossimità del fondo, si può notare una curiosa porticina. Da qui, attraversando uno stretto cunicolo scavato nel tufo, si arriva nei pressi della fontana di San Zero, sotto la rupe. La fontana è collegata all’emissario che garantisce il livello costante dell’acqua in fondo al pozzo proveniente da una sorgente naturale. Si narra che, oltre alla sua funzione originale, questo cunicolo ebbe anche un’importante scopo, ovvero quella di rappresentare una veloce e sicura via di fuga per il Papa in caso di pericolo. È possibile prenotare online il biglietto d’ingresso al pozzo, al costo base di 5€ (disponibili sconti), che sarà poi ritirabile in biglietteria (di fianco alla stazione della funicolare). Purtroppo, nonostante il COVID e l’inutilità di stampare un biglietto cartaceo nel 2021, non è disponibile in formato digitale e dovrete ritirarlo per poi accedere al pozzo in autonomia, scansionando un semplicissimo codice a barre.
Tufo – Continuate il giro della città seguendone la forma e perdendovi in vicoli come questo (Via Arnolfo di Cambio) dove potrete trovare laboratori che lavorano il tufo ed espongono le loro opere all’esterno.
Chiesa di San Domenico – Un’imponente facciata in tufo dagli inconfondibili ornamenti in travertino e basalto, custodisce i tesori di Sammicheli e Arnolfo Di Cambio. La chiesa venne fondata nel 1233-1264, forse sulle rovine di un tempio etrusco. Di imponente aspetto, alla chiesa in origine era annesso un grande convento domenicano. Dell’originaria costruzione che si sviluppava in tre navate per una lunghezza di 90 metri, resta ben poco in quanto l’edificio venne sottoposto, nell’arco dei secoli, a diverse trasformazioni che hanno alterato l’impianto del complesso. L’ ultimo intervento, nel 1934, ha comportato l’abbattimento di una parte della chiesa stessa e del convento per realizzarne la sede della prima Accademia femminile in Italia. Oggi è possibile ammirare quindi, parte della struttura che si presentava inizialmente. Esternamente rimane la maestosa facciata in tufo con ornamenti in travertino e basalto mentre, al suo interno, sono presenti due pregevoli opere, una è la Cappella Petrucci realizzata nel 1517 da Sammicheli di Verona con il pavimento originale e, la più importante, il Monumento funebre del Cardinale de Braye scolpito nel 1282 da Arnolfo di Cambio, mirabile esempio di fusione tra architettura e scultura, recentemente restaurato e riportato al suo antico splendore.
Palazzo del Capitano del Popolo – Costruito alla fine del 1200 come sede istituzionale del Capitano del Popolo. Questa figura molto diffusa in Italia ed in altri Comuni all’epoca aveva un rilevante ruolo di rappresentanza per il popolo. Il palazzo, così come la piazza in cui è collocato, ha sempre avuto un forte legame con la popolazione e le sue dinamiche sociali ed economiche. Infatti, ancora oggi piazza del Popolo ospita il mercato cittadino. Il palazzo nel tempo ha subito diversi cambiamenti in termini di finalità: da sede temporanea del Podestà (altra figura di spicco in epoca tardo medievale) fino al XVII secolo quando, un piano dello stesso fu destinato anche a teatro. L’aspetto attuale, maestoso ed elegante del palazzo si deve al restauro di fine XIX secolo su progetto di Paolo e Carlo Zampi. Attualmente il palazzo è un centro congressuale che ospita eventi e manifestazioni. Ha una capienza complessiva di 699 persone suddivise in tre sale, la suggestiva Sala dei Quattrocento, la Sala Expo e la Sala Etrusca. Da qui ogni anno, in occasione del Corpus Domini, parte la processione del Corteo storico di Orvieto.
Ex Chiesa di Sant’Agostino – Una chiesa antica, in stile gotico, del 1264 costruita dai frati Agostiniani sulla preesistente chiesa di Santa Lucia che mantiene ancora intatti alcuni affreschi della vita di Sant’Agostino, il santo a cui la stessa è dedicata, ed oggi visitabile nella Piazza San Giovenale. Recentemente la chiesa è stata utilizzata come suggestiva sala espositiva facente parte del circuito di Museo Modo ospitando le statue degli Apostoli: un bellissimo complesso di sculture di Apostoli e Santi realizzate tra la fine del XVI e l’inizio del XVIII, che insieme al gruppo scultoreo dell’ “Annunciazione” di Francesco Mochi (1603-1608) di recente tutte ricollocate nella cattedrale.
Chiesa di San Giovenale – Una chiesa-fortezza per la presenza della torre sul lato frontale e per la spettacolare posizione strategica all’estremo lembo occidentale della città, che coincide con il versante in cui ha cominciato a svilupparsi la cittadella medievale. Situata nel quartiere medievale di Orvieto, nella parte più antica della città, risalente all’anno 1004, la chiesa di San Giovenale fu edificata sui resti di un antico tempio probabilmente dedicato a Tinia, il Giove degli etruschi. Oggi la chiesa si presenta ricca di fascino nella semplicità delle sue forme esterne in stile romanico, il portale a tutto sesto e il rosone scavato nel tufo, deve il suo nome a San Giovenale, vescovo di Narni la cui effigie è scolpita sopra il portale di ingresso. L’interno della chiesa, di recente restauro, è lineare e ricco di pregevoli affreschi che rappresentano al meglio la pittura della scuola orvietana del ’400.
Belvedere – Arrivati all’estremo occidentale della città di Orvieto, davanti alla chiesa di San Giovenale si può godere di una “terrazza” panoramica sui colli umbri.
Scorci cittadini – Un consiglio spassionato: perdetevi! Orvieto è talmente piccola che saltare una svolta non vi cambierà nulla, anzi, potrebbe anche farvi scoprire scorci dall’atmosfera antica e speciale.
Coorti d’altri tempi – Vi ho già detto di perdervi? Sì? Bene, fatto questo siate curiosi e se vedete un portone di qualche palazzo aperto o leggermente aperto buttateci il naso (e tutta la faccia con iPhone al seguito magari). In molti casi i porti vengono lasciati aperti per permettere il passaggio più veloce da una parte all’altra della città, come una sorta di passaggi segreti per passare da una via a un’altra più velocemente.
Palazzo Comunale – Il palazzo si trova nella bella piazza della Repubblica, un luogo che rappresenta il punto centrale della vita politica e sociale della città. Infatti, è qui che si ritiene ci fosse il foro dell’antica città etrusca. Il palazzo comunale fu edificato nei primi anni del 1200 e rinnovato dallo scultore e architetto orvietano Ippolito Scalza nel 1573-81. Dell’elegante facciata si può immediatamente notare come le arcate poste alla base delle finestre e della balconata, non siano state completate infatti, l’arco principale che in origine avrebbe dovuto costituire l’ingresso del palazzo, non è perfettamente al centro della struttura.
Collegiata dei Santi Andrea e Bartolomeo – Chiamata semplicemente chiesa di Sant’Andrea, la Collegiata dei Santi Andrea a Bartolomeo si trova in Piazza della Repubblica di fianco al Palazzo Comunale. Costituisce il più antico luogo di culto cristiano della città, sorta nel VI secolo sulle rovine di un preesistente tempio etrusco nella zona del Foro. Dopo la fase paleocristiana, l’aspetto attuale della Collegiata comincia a definirsi tra l’XI e il XII secolo, prima di essere restaurata nel 1928 insieme alla caratteristica torre dodecagonale. L’interno della chiesa è a pianta basilicale, con tre imponenti navate separate da colonne monolitiche forse risalenti al secondo secolo, coronate da capitelli in stile classico. Il presbiterio, leggermente rialzato e con abside quadrangolare, conclude l’impianto. La sua lunga storia si può vedere da vicino visitandone i sotterranei che rappresentano la “carta d’identità” della città e ancora conservano testimonianze storiche di quattro fasi evolutive diverse: della storia della città dall’epoca Villanoviana e poi Etrusca, documentata da resti di tracciati stradali, di pozzi e di edifici sacri (come il tempio di Giunone Herbana), fino a quella alto-medievale, con la splendida e vasta pavimentazione a mosaico della preesistente basilica paleo-cristiana, mentre l’ultima testimonia la nascita di una prima comunità cristiana ad Orvieto. La funzione civica sopravvive nella tradizione della Festa di Santa Maria Assunta, patrona della città che il 14 agosto di ogni anno si celebra qui.
Torre del Moro – La Torre del Moro fu costruita nel 1200 al centro della città e divenne il simbolo della potenza comunale. In cima alla torre è visibile la campana su cui sono impressi i simboli delle arti ed il sigillo del popolo. La torre, alta 47m e orientata quasi perfettamente secondo i quattro punti cardinali a dividere oggi i quattro quartieri della città, venne inizialmente chiamata “del Papa” e ribattezzata “del Moro” probabilmente in relazione a Raffaele di Sante detto “il Moro”, personaggio il cui nome era già legato all’intera contrada ed al palazzo adiacente la torre. A seguito dei restauri del 1866, sulla torre venne installato l’orologio meccanico e le due campane civiche. La più piccola, proveniente dal campanile di Sant’Andrea, e la più grande, con impressi gli stemmi delle Arti attive nel XIV secolo, dal palazzo del Popolo. Su una parete della Torre, all’imbocco di Via della Costituente, è possibile notare una targa sulla quale sono incisi i versi del VI Canto del Purgatorio della Divina Commedia di Dante Alighieri, che ricordano le cruente lotte tra le famiglie orvietane dei Monaldeschi e dei Filippeschi all’epoca dei comuni “Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura, color già tristi, e questi con sospetti!”. Non è possibile prenotare online (però si può chiamare per informazioni al +39 0763 344 567) ma onestamente poco male, perché anche se doveste saltarla non vi perdereste granché come vista. In ogni caso, all’esiguo prezzo di 2,80€ vale la pena fare un salto in cima per godere di una vista a 360° sulla città. Per salire potrete farvi i 240 scalini oppure usare l’ascensore che ve ne risparmierà 2/3.
Duomo di Orvieto – Simbolo della città, il Duomo di Orvieto è un gioiello dell’architettura romanico-gotica. Per entrare è necessario comprare il ticket che costa 5€ e volendo può essere acquistato anche online, aggiungendo il costo della prevendita di 1,50€ per ciascun biglietto. Il “Giglio d’oro” delle cattedrali, per via dei suoi mosaici dorati che illuminano la splendida facciata, custodisce i capolavori di Luca Signorelli e Francesco Mochi e il sacro lino del Miracolo del Corpus Domini. La costruzione del Duomo di Orvieto ebbe inizio nel 1290 per volontà di Papa Nicolò IV. Il primo progetto del disegno della facciata della Cattedrale è probabilmente da attribuire ad Arnolfo di Cambio al quale seguì dopo circa vent’anni Lorenzo Maitani. I lavori andarono avanti per oltre 3 secoli (quasi come i lavori per la metro a …). La facciata del Duomo di Orvieto è unica al mondo per i suoi mosaici e per il rosone di Andrea di Cione detto l’Orcagna (1354 ca). Il progetto generale è opera di Lorenzo Maitani, caput magister della Fabbrica dal 1310 al 1330. A lui si deve l’immagine del Duomo attuale poiché anche i suoi successori seguirono il modello e le indicazioni del maestro senese. La facciata è impreziosita dai bassorilievi alla base delle quattro guglie che raffigurano scene del vecchio e del nuovo Testamento (Genesi, Albero di Jesse, Episodi della vita di Gesù e Giudizio Universale) mentre i mosaici raccontano scene di vita di Maria, dalla Natività della Vergine all’Assunzione in cielo, dall’Annunciazione all’Incoronazione. La Cattedrale è dedicata a Santa Maria Assunta in Cielo e la presenza della Vergine è rappresentata anche dalla scultura in bronzo posta sopra il portale centrale mentre le altre statue, sempre in bronzo, rappresentano simbolicamente i quattro Evangelisti: l’Angelo (San Matteo), il Leone (San Marco), l’Aquila (San Giovanni) il Toro (San Luca).
L’interno della cattedrale ha uno stile sobrio illuminato dal rosone e dalla grande vetrata gotica posta dietro l’altare. Si apprezzano una grande acquasantiera in marmo, il fonte battesimale e, sul lato sinistro, la Madonna in trono con Bambino e Angeli di Gentile da Fabriano (1425). Nella Navata Centrale si può ammirare l’intero ciclo scultoreo degli Apostoli e dei quattro Santi protettori “tornati” in Cattedrale nel 2019 dopo 122 anni di esilio. Ai lati dell’Abside sull’altare maggiore sono state ricollocate le statue dell’Annunciazione di Francesco Mochi. Un capolavoro della scultura del Seicento che rappresenta l’Angelo Annunciante (1603) e la Vergine Annunciata (1608). La statua dell’Angelo è considerata la prima scultura barocca della storia.
Ai lati dell’altare si aprono le due cappelle: quella del Corporale e quella Nova (o della Madonna di San Brizio. Nella cappella del Corporale, affrescata con le opere di Ugolino di Prete Ilario (1356 – 1364) ed altri artisti, si conserva la reliquia del Miracolo Eucaristico avvenuto a Bolsena (1263) a cui è legata l’istituzione della Festa del Corpus Domini. Sempre in questa cappella è custodito ed esposto il Tabernacolo del Corporale. Sopra l’ingresso della cappella del Corporale si trova l’organo monumentale disegnato e scolpito da Ippolito Scalza mentre sempre ad opera dello stesso Scalza è l’opera scultorea della Pietà (o Deposizione).
Nella Cappella Nova o di San Brizio si trova uno dei maggiori cicli pittorici del Rinascimento avviato da Beato Angelico e terminato da Luca Signorelli (1499-1504). Il Giudizio universale è un capolavoro del pittore cortonese in un alternarsi di scene apocalittiche e di redenzione. Il tema e le raffigurazioni create dal Signorelli furono di ispirazione per Michelangelo nella realizzazione degli affreschi della celebre Cappella Sistina.
Labirinto di Adriano – Qui la buona cucina è di casa e per 30/40€ a persona andrete via rotolando ma ricordatevi di fare prima una salto al labirinto incluso gratuitamente mangiando al ristorante. Per qualsiasi dubbio la gentilissima proprietaria in sala saprà aiutarvi e il marito ai fornelli delizierà il vostro palato a dovere con piatti tradizionali serviti con uno stile moderno e curato.
Nel labirinto, anche se fuori ci dovessero essere 30° farà freddino, quindi se siete particolarmente freddolosi tenetelo a mente e portatevi una felpa. Gli Etruschi, maestri d’idraulica, per garantire l’approvvigionamento idrico alle abitazione, alle botteghe e la distribuzione nelle varie aree sacre costruirono pozzi e cisterne, con o senza intonaco. Quelle prive di intonaco sono realizzate senza l’uso di alcun tipo di impermeabilizzante al loro interno, la loro costruzione è legata alla condizione geologica che il terreno nel quale vengono scavate sia impermeabile. Le cisterne intonacate invece, sono manufatti di forma cilindrica leggermente svasata: la parete interna è costituita da un intonaco impermeabile ottenuto impastando calce bianca, pozzolana e argilla mentre il soffitto, a differenza, non presenta intonaco ma è scavato prevalentemente nella roccia tufacea. Lo scavo dei cunicoli e dei pozzi procurò il materiale per la costruzione della città sovrastante. Fu nel XII secolo che la città rafforzò la propria influenza politica e raggiunse l’apice dello splendore. In quell’arco di tempo s’innalza, per volere del popolo, quel mirabile scrigno di pregevoli opere d’arte che è il duomo.
Durante l’Alto Medioevo, tuttavia, si ripropose il problema dell’approvvigionamento idrico. Per ragioni d’igiene privata e pubblica venne codificato negli statuti del comune medioevale il divieto di gettare rifiuti nelle strade. Nascono i famosi “butti”, vani sotterranei di forma quasi sempre cubica, scavati agli angoli delle stanze o in corrispondenza dei muri perimetrali delle stesse. Venivano usati come immondezzai in cui vi si buttava ogni sorta di rifiuto domestico: ossa di animali, vasellame e vetri rotti, tegole, conci di tufo, calcinacci etc. Alcuni piccoli pozzi e cisterne di epoca etrusca sono stati poi riadattati a butti. Il susseguirsi di movimenti tellurici e la peste del 1348, determinarono la fine di pozzi e cisterne: l’imputridimento delle acque fu la causa definitiva della trasformazione dei contenitori idrici in butti. Oggi Orvieto è una città tranquilla che fra i vicoli e le pietre conserva intatta la sua antica cultura, la storia misteriosa del suo passato e ogni tanto, come un fervente amante, regala a chi l’ama testimonianze di tempo che fanno sognare studiosi e appassionati di antiche vestigia. Fra il Duomo e il Pozzo di S. Patrizio (VIII sec. d.c.), Adriano Di Mario appassionato di archeologia, ha scoperto e ripristinato dopo tanti anni di scavi antichi camminamenti, pozzi silos, pozzi cisterne, pozzi butti.
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