L’Italia è il paese più bello del mondo ma siamo i primi a non accorgercene, forse per una sbagliata abitudine al bello. Ad esempio ho un’amica di Roma che non ha mai visitato il Colosseo, fa riflettere. La soluzione più drastica è trasferirsi all’estero, magari in qualche posto dove di bello c’è veramente poco e con condizioni climatiche che variano dal nuvoloso alla pioggia battente un giorno sì e l’altro pure. Per carità, ci sono anche soluzioni più soft come restare sempre curiosi o farsi consigliare. Eccomi qua, pronto a farvi scoprire il Santuario Madonna della Corona, una perla del Veneto ai confini con la Lombardia e vicinissimo ad altre bellezze come Verona, il lago di Garda e Sirmione.

STORIA
Documenti medievali attestano che già intorno all’anno Mille nell’area del Baldo vivevano degli eremiti legati all’Abbazia di San Zeno in Verona e che almeno dalla seconda metà del 1200 esistevano un monastero e una cappella dedicata a Santa Maria di Montebaldo, accessibili attraverso uno stretto e pericoloso sentiero nella roccia. Una pia tradizione collocava la nascita del Santuario della Madonna della Corona nel 1522, anno in cui la scultura qui venerata sarebbe stata miracolosamente traslata per intervento angelico dall’isola di Rodi, invasa dall’armata mussulmana di Solimano II, ma la datazione viene smentita dall’esistenza, nei recessi dell’attuale Santuario, di un dipinto di una Madonna con bambino, di fattura trecentesca, che costituì la prima immagine venerata nell’originaria chiesetta, che da essa prese nome. Tra il 1434 ed il 1437, Santa Maria di Montebaldo passò in proprietà ai Cavalieri di San Giovanni, o del Santo Sepolcro, presenti a Verona dal 1362 come commenda di San Vitale e Sepolcro, che conservarono la proprietà del Santuario fino allo scioglimento con provvedimento napoleonico nel 1806. A questo periodo sembra risalire il gruppo in pietra della Pietà poi venerata come Madonna della Corona. Alta 70cm, larga 56 e profonda 25, la statua è in pietra locale dipinta. La statua poggia su un piedistallo recante la scritta “HOC OPUS FEClT FIERI LODOVICUS D CASTROBARCO D 1432”, tradizionalmente considerata come prova che la statua venne fatta realizzare e donata alla Corona nel 1432 da Lodovico Castelbarco, proveniente da una nobile famiglia roveretana. Nei quattro secoli di gestione, la Commenda trasformò radicalmente la Madonna della Corona, facendola diventare un autentico Santuario capiente e accessibile grazie alla sistemazione del ponte in legno di accesso a valle (1458) e alla costruzione sopra la preesistente di una nuova chiesa, di circa 18m per 7 (1490- 1521). Nel corso del Cinquecento vennero realizzate le due scale di accesso tuttora visibili: la più ampia, di 556 gradini, che dalla fonte di Spiazzi, poi denominata “Fonte dell’Indipendenza”, scendeva al ponte del tiglio, e quella più stretta, di 234 gradini, ricavata nella roccia lungo l’originario strettissimo percorso che conduceva dal ponte alla chiesa.

Nel 1625, iniziò la costruzione di una nuova e più ampia chiesa 4m sopra la precedente che rimase inglobata sotto il nuovo presbiterio. I lavori si protrassero per alcuni decenni, giungendo al tetto nel 1664 e concludendosi definitivamente nel 1685. Nel frattempo vennero risistemate le vie d’accesso e grazie al contributo del commendatore Tancredi venne costruito in una cavità del monte un ospizio per le necessità di alloggio dei pellegrini sempre più numerosi. L’assetto complessivo dell’intera area del Santuario è documentato in due preziosi inventari, del 1724 e del 1744, ed è perfettamente visibile in una bellissima incisione eseguita nel 1750 da Giovanni Antonio Urbani su incarico del rettore don Giancarlo Balbi. Sul finire del secolo XIX, su progetti dell’architetto Giuseppe Magagnotti di Verona e dell’ingegnere Emilio Paor di Trento, la chiesa fu ampliata e dotata di una nuova facciata in stile gotico, ornata di marmi; la conclusione dei lavori fu solennizzata il 17 settembre 1899 con la cerimonia d’incoronazione della statua dell’Addolorata. Negli anni successivi facciata e chiesa furono impreziosite da statue dello scultore Ugo Zannoni, nel 1921-1922 fu rifatto il campanile con guglia svettante e nel 1922, in occasione del quarto centenario della comparsa della statua dell’Addolorata, venne migliorata la strada e aperta, su disegno dell’ingegnere Federici, la galleria d’accesso al Santuario, agevolando così il percorso ai pellegrini. Dopo l’ultimo conflitto mondiale, dal 1946 al 1949, il rettore don Sandrini fece eseguire, su progetto dell’architetto Banterle, un ampliamento della chiesa nella parte del presbiterio.

Nel 1974 venne affidato all’architetto Guido Tisato l’incarico di redigere un progetto di un intervento globale che prevedesse l’abbattimento della Chiesa esistente, la conservazione delle parti più valide e significative e la costruzione di una struttura più ampia. Demolizione e ricostruzione del Santuario vennero effettuati dal 1975 al 1978 ed il 4 giugno 1978 il Vescovo Giuseppe Carraro poté procedere alla dedicazione del nuovo Santuario e del nuovo altare. Nel 1982 al Santuario venne attribuito il titolo “basilica minore”. Il 17 aprile 1988 Papa Giovanni Paolo II visitò e pregò la Madonna della Corona.
INFO UTILI
Parcheggi
Se volete arrivare il più vicino possibile al Santuario della Madonna della Corona allora vi conviene parcheggiare a Spiazzi, ma dovrete arrivare abbastanza presto la mattina o essere fortunati perché i posti finiscono in fretta nonostante ci sia un parcheggio gratuito abbastanza ampio adiacente all’imbocco del sentiero per il Santuario.

Nel caso in cui arrivaste in camper potrete sostare all’area di sosta comunale non custodita a pagamento (tariffe variabili a seconda del periodo) di Ferrara di Monte Baldo dotata di carico-scarico e possibilità di allaccio a corrente.

In alternativa, se farete il percorso più lungo, potete parcheggiare nel posteggio gratuito che trovate nel paesino di Brentino Belluno.

Anche in questo caso, se siete in camper, potete appoggiarvi all’area di sosta comunale a pagamento di Brentino di Belluno dotata di carico-scarico e possibilità di allaccio a corrente.

Bus
Per chiunque ne avesse bisogno o semplicemente non volesse camminare c’è il servizio bus navetta disponibile con partenza ogni 30 minuti da Spiazzi (fermata davanti all’Albergo Trattoria Bar Speranza). La singola tratta ha un costo di di 1,80€, oppure pari a 3€ andata e ritorno. Il bus navetta ferma prima dell’ultima discesina che si collega al tratto di sentiero scavato nella montagna per raggiungere il santuario. È possibile acquistare i biglietti in paese presso l’Albergo Trattoria Bar Speranza e nel negozio di souvenir e oggetti sacri al Santuario.

Bar “Al Santuario”
A pochi metri dal Santuario troverete il bar “Al Santuario” dove è possibile bere qualcosa dopo il percorso o prima di rientrare. Si tratta di un locale con una sala interna e un piacevole terrazzo all’aperto con vista panoramica dove è possibile prendersi un momento di pausa dopo il pellegrinaggio o mangiare un boccone. Il bar offre servizio caffetteria, snack e vi si possono gustare spuntini, bibite e gelati.

Residenza Stella Alpina
Questa è la “casa del pellegrino”, dove potersi riposare, pernottare e rifocillarsi dopo il percorso sui gradini e la visita al Santuario. L’hotel Residenza Stella Alpina è un albergo di proprietà del santuario che si trova a circa 150m dal centro di Spiazzi in un incantevole scenario alpino, su un terrazzo che si affaccia sulla sottostante Val d’Adige. È aperta da marzo a novembre con servizio ristorante, bar e albergo.

COME RAGGIUNGERE IL SANTUARIO
Per raggiungere il Santuario della Madonna della Corona ci sono due opzioni possibili, una breve e adatta a chiunque oppure una più lunga per chi volesse fare anche un po’ di trekking/attività fisica per raggiungerlo e bruciare circa 800kcal.
Opzione breve
Dopo aver posteggiato a Spiazzi nel parcheggio gratuito di cui vi parlavo sopra, prendete il sentiero che inizia dalla discesa che trovate subito a destra del negozio di alimentari. Lungo il breve percorso di circa 500m troverete delle statue di bronzo che rappresentano le 14 stazioni della via Crucis.

A circa metà del percorso troverete sulla sinistra dei curiosi compagni di passeggiata, degli alpaca. Questi animali fanno parte dell’azienda agricola Elalpaca che oltre a vendere prodotti fatti con la lana ricavata dagli alpaca offre la possibilità di fare alcune attività con loro.

Quando sarete praticamente arrivati, potrete scegliere se continuare lungo la strada asfaltata in discesa oppure “tagliare” sfruttando una grossa scalinata.
Opzione trekking
Se fare un po’ di fatica non vi spaventa o semplicemente avete più tempo a disposizione, allora potete parcheggiare nel posteggio gratuito che trovate nel paesino di Brentino Belluno, di cui vi parlavo prima, e prendere il Sentiero dei Pellegrini (noto anche come Sentiero della Speranza).

Il Sentiero dei Pellegrini inizia largo con qualche gradino prima di restringersi e diventare un classico sentiero di montagna. Il sentiero è stato da poco denominato della Speranza perché chi lo percorre, laico o credente, lo fa con la speranza di trovare nel santuario la forza e la pace di cui ha bisogno.

Dopo pochi minuti di cammino ci si imbatte in una croce lungo il sentiero, la prima stazione della via Crucis.

Mentre si sale si può ammirare la valle dell’Adige allontanarsi sempre di più sotto di voi. Questo primo tratto può risultare un po’ fastidioso visto l’inquinamento acustico provocato dall’autostrada del Brennero.

Dopo un po’ il sentiero costeggia un tratto di roccia dove è stato messo un cordino di ferro, niente di pericoloso, ma ottimo per le persone meno abituate o che hanno paura dei tratti un po’ esposti.

Una scalinata in costante salita prende sempre più quota con splendide vedute sul fondo valle. Sembra quasi che non ci siano passaggi ma invece un’arcigna scalinata, completamente scavata sulla roccia, sale a zig-zag cambiando direzione nella suggestiva Grotta della Pietà dove si trova il libro del pellegrino con tutte le firme delle persone che sono passate di là.

Si raggiunge così un ponte seicentesco in pietra, il Ponte del Tiglio, chiamato così perché fino a prima della sua costruzione per passare da una parte all’altra si “cavalcava” un albero di tiglio cresciuto di traverso a causa di un grosso masso. Dopo averlo superato la vista del Santuario si aprirà ai vostri occhi.

Circa il sentiero da percorrere non ci sono dubbi e non si può sbagliare ma se volete qualche informazioni in più vi lascio qua sotto una mappa dell’escursione fino al Santuario della Madonna della Corona.

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